Non è partito. In questa mattina fredda da gelare lo shuttle Endeavour ha spento i motori, rimandando l'arrampicata verso le stelle a lunedì, ore 4.14 di mattina. Rimasti a terra, dunque, i sei astronauti guidati dal comandante George Zamka e il carico tutto italiano stipato nel dorso nello shuttle: il nodo 3 e la cupola, i due moduli realizzati a Torino da Thales Alenia Space. A un'ora dal ready to go, previsto per le 4.39 di Cape Canaveral (le 10.39 italiane), la piattaforma di lancio numero 39A è rimasta muta per colpa delle nuvole basse e delle condizioni meteo critiche.
"Non ci voleva anche questa", scuote la testa il vecchio Robert, un assistente della Nasa "very angry" per il cambio di strategia adottato dal presidente Obama in materia di politiche spaziali. Robert, come tutti i dipendenti dell'ente, contesta l'abbandono del programma Constellation che avrebbe dovuto riportare l'uomo sulla Luna entro il 2020, ma anche l'apertura verso i voli commerciali che si traduce in una sorta di "privatizzazione" delle basi Nasa. E' la sconfitta dei simboli per un popolo abituato a grandi sogni, è il ritornello un po' retorico che si sente pronunciare nei corridoi del Kennedy space center. "Mi prendo la responsabilità di questo shock emotivo, del fatto che i nostri dipendenti non siano stati avvisati nel modo giusto", aveva detto in mattinata Charles Bolden, numero uno della Nasa.
L'Endeavour ha dovuto dunque rimandare il suo ultimo viaggio notturno. La meta dello shuttle è la stazione internazionale in orbita a 400 chilometri dalla terra costruita per metà dagli italiani, almeno per quanto riguarda la parte abitata. Il maltempo ha spento gli entusiasmi della vigilia, esplosi durante la celebre "camminata" degli astronauti dagli edifici all'autobus che li ha condotti allo shuttle. Preceduti dal comandate George Zamka, sorridente e apparentemente disteso, gli spacemen erano usciti alle 00.51 ora locale con le loro tute arancioni su una passerella scarna, attesi dai flash dei cronisti.
Al di là di questo lancio mancato la partita che si sta giocando nella space coast potrebbe avere nei prossimi mesi ricadute su tutto l'indotto dell'area. Se Bolden sostiene la necessità di un'allenza sempre più stretta con l'Ente spaziale europeo (Esa), l'altro fronte caldo è quello delle aziende private che saranno coinvolte nelle nuove missioni commerciali. "È un successo straordinario per l'Italia il fatto che moduli costruititi a Torino completeranno la stazione spaziale internazionale", è stato il commento del ministro della ricerca, Mariastella Gelmini.
"L'industria italiana ha dimostrato di avere grandi capacità – spiega Enrico Saggese, presidente dell'Asi - e l'investimento complessivo sulla stazione spaziale internazionale è stato finora di 1,7 miliardi di euro. Ora si tratta di inquadrare il contributo dell'Italia nel futuro di questo progetto".
Positivo sul futuro Luigi Pasquali, amministratore delegato della Thales Alenia Space, che ha commentato: "Il cambio di passo della Nasa coincide con la decisione di allungare la vita della stazione internazionale che è un allineamento degli Stati Uniti alla politica europea dell'esplorazione spaziale, non particolarmente onerosa ma efficace nei risultati".